28.6.04

[1998#04] tipografia palindroma

La dotta parola palìndromo - spiega qualsiasi dizionario di greco antico - ha un’accezione che si estende, a seconda dei contesti, dal correre indietro al fare un’incursione, dal regredire al convertirsi fino al rinnovarsi; ma un vocabolario italiano ci istruisce del fatto sostanziale che palìndromo identifica parole o frasi che si leggono identicamente, oltre che nel verso per noi abituale sinistra>destra, anche in quello inverso destra>sinistra. Giampaolo Dossena, magistrale studioso di giochi di parole e filologo superbo, ci aiuta a capire meglio che la faccenda non è poi così semplice come sembra: ci sono, infatti, almeno tre tipologie palindromiche. La prima è quella che esemplifica con il caso “anilina-anilina”; la seconda, il tipo bifronte “enoteca-acetone”; la terza “aiuto-otuia”. L’idea sperimentale di una tipografia palìndroma affianca a queste tipologie eminentemente legate alla dimensione testuale, al significato delle parole le quali altro non sono che una serie discreta di lettere, una intuizione legata al significante, ai segni che si aggregano nelle parole: l’indifferenza (rispetto ad un asse speculare verticale) al verso di percezione di ciascuna singola componente alfabetica. Problema: dato che in questo modo si può elevare un palìndromo al quadrato, per usare un’immagine matematica, che sia possibile portarlo al cubo, arrivando a una terza ancor superiore potenza, indagandone la componente pragmatica?
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